Carlo Radollovich (Il mirino)

È straordinaria la comunicativa di Fabio Clerici, il quale, attraverso il profondo e significativo scorrere dei propri versi, riesce non solo a catturare l’attenzione del lettore, ma anche ad affascinarne il pensiero. L’armoniosità dei sentimenti raccontati e la vivacità delle espressioni inserite nelle poesie, vengono immediatamente interiorizzate da coloro che si affacciano all’emozionante susseguirsi di vibranti sensazioni raccontate, di vive suggestioni e di stupori quasi fiabeschi. Detto in una frase, i versi di Fabio Clerici toccano il cuore del lettore, il quale È pronto a raccogliere indirettamente ammaestramenti e insegnamenti di vita. Inoltre, la freschezza espressiva del poeta si esterna anche attraverso il suo amore per la montagna e per la natura in generale. Si nota una sua perfetta simbiosi con il verde dei prati (“le verdi onde”), dei fiori che vi spuntano e degli alberi che crescono rigogliosi (il “mutare del pesco”). Qui, nella delicatissima poesia “Il senso”, e sempre a proposito dell’incanto che la natura sa proporre con i miracoli di vita che si rinnova, sono state scritte un paio di strofe a mio avviso profumano della vena leopardiana: questo mare navigo / con l’animo appagato”. Rivedo un tratto de “L’Infinito” e precisamente il passo naufragar m’è dolce in questo mare”. Ma da di Clerici non si nota tristezza o velata malinconia. Ovviamente, quando cadono le prime foglie (vedi “Sinfonia d’autunno”) e “muore la trasgressiva estate”, si nota un pizzico di nostalgia per la bella stagione che viene messa in soffitta, ma ci affretta anche a catturare l’immagine di “festosi bimbi” che assistono al rotolare delle foglie “pei ventosi viali”. Insomma, anche nei momenti meno propizi, entra sempre molta luce nei versi di Fabio Clerici, una luce che, nella sua spiccata armoniosità, riesce sempre a sottolineare quello sfavillio di sentimenti di cui l’attuale società avrebbe notoriamente assai bisogno.